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al testo di Teresa Cassani
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BRECCIA
Movere e delectare. Delectare e movere. Gli frulla nella testa il fine dell’elocutio. Deve trovare un modo, un modo per far breccia. Ma che cosa può inventare per riempire le ore, spesso percepite come vuote, che non sia studio e apprendimento di ferree regole musicali? -Prof, prof! - son carini quando gli si affollano intorno e gli raccontano di loro. Lui risponde, annuisce e lascia intendere legittimando ogni tipo di osservazione. Si è fatto crescere i capelli che raccoglie in un codino e odora dell’ultima essenza di Armani che frizza nelle alchimie delle ragazze. Se loro gli offrono il terreno coltivabile della relazione, sarà meno difficile far attecchire le attività, ma il livello è connesso col grado dell’impegno. Si chiede se le giornate attestino validità. Registrare la catena dei rumori che si producono in classe e chiedere di tradurli in qualche ritmo è cosa ritrita così come pescare colonne sonore per un mix di arte combinatoria. C’è una ragazza che dice di adorare Verdi, come il maestro Muti, e afferma che sviscerare le opere del musicista è studiare la storia dall’antichità alla fine dell’Ottocento. Lui cerca di far capire che Verdi a volte è un po’ zumpapa e che forse c’è anche di meglio, ma sa che la musica prorompente ha sempre un buon impatto. Del resto, è innegabile che la lirica continui a trascinare, e fare la storia del melodramma significa dar corpo e spazio a contenuti. A Pasqua potrebbe proporre la rappresentazione in playback della “Cavalleria rusticana” di Mascagni. Se l’insegnante di arte si presta per i costumi, lui li terrà impegnati per tre mesi con le parti. Si è convinto che movere e delectare possono scaturire da ciò che continua ad affascinare l’uditorio: oltre a tutta l’opera, quel grido finale di tragedia - “Hanno ammazzato compare Turiddu” - è ancora capace di rappresentare l'archetipo che appaga. |
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